interpreters and music: Fatima El Hanna, Fatima Aït Ben Hmad, Naïma Sahmud, Bouchra Ouizguen "Ahat" sung and composed by Youssef El Mejjad lights: Hamid Fardjat costumes: Nouredine Amir in charge of the production: Michel Laurent production: Compagnie Anania co-production: Fabbrica Europa, Montpellier Danse production support: Service de Coopération et d'Action Culturelle de l'Ambassade de France à Rabat, Département Afrique et Caraïbes en création, Culturesfrance - Ministère des Affaires Étrangères, logistic support: École Supérieure des Arts Visuels, Marrakesh; Institut Français de Marrakesh with the support of Nuovi Mecenati, Nouveaux Mécènes - Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea Our thanks go to the French Institute of Florence
This new creation by the Moroccan choreographer Bouchra Ouizguen is in the form of a journey in the Aïta culture through dance and music. It is a tribute to these women who, escaping from the closed world of rural traditions of their country, have courageously chosen to work with art.
The way towards the freedom of the body Setting out from them, their bodies, their history, trying to move towards unknown routes, theirs and mine, becoming susceptible to amazement. They lead me, I lead them, we let ourselves be led towards an encounter that becomes more and more vital each time. My approach was first of all to convince them to dance something different with me because their bodies have extraordinary potentials: you may think that a woman, at the age of fifty, no longer uses her sensuality to say things, whereas in them this word has not lost its significance as every evening they perform in cabarets in front of men who expect this type of visual excitement, by now codified. As for myself, in the study of contemporary dance, I have found myself undertaking a long journey: I have travelled thousands of kilometres to learn, when in fact, at my side, other women could have transmitted to me something so evident already: the road towards the freedom of the body. Bouchra Ouizguen
Bouchra Ouizguen Dancer and choreographer, she lives and works in Marrakech. With Taoufiq Izeddiou and Saïd Ait El Moumen, Ouizguen founded Anania, a contemporary dance company in Marrakech that created Marrakech dance festival "On Marche." Her work has been presented in venues such as the Fondation Cartier, and festivals including "Meeting Points 5" (multiple international cities), Les Rencontres Internationales de Seine Saint Denis, and Montpellier Dance Festival.
produzione 2009
Compagnie Anania / Marrakesh MADAME PLAZA
un progetto coreografico di Bouchra Ouizguen
interpreti e musica: Fatima El Hanna, Fatima Aït Ben Hmad, Naïma Sahmud, Bouchra Ouizguen "Ahat" cantato e composto da Youssef El Mejjad luci: Hamid Fardjat costumi: Nouredine Amir responsabile produzione: Michel Laurent produzione: Compagnie Anania Marrakesh coproduzione: Fabbrica Europa, Montpellier Danse sostegno alla produzione: Service de Coopération et d'Action Culturelle de l'Ambassade de France à Rabat, Département Afrique et Caraïbes en création, Culturesfrance - Ministère des Affaires Étrangères, supporto logistico: École Supérieure des Arts Visuels, Marrakesh; Institut Français de Marrakesh con il sostegno di Nuovi Mecenati, Nouveaux Mécènes - Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea si ringrazia l'Istituto di Francese di Firenze
Divas Aïcha, Naïma, Fatima, Hliouti, nostalgie, chant d'amour, fado, blues marocain. Voix et corps écorchés, mais toujours debout, généreux et joyeux ! Voix ayant accompagné beuveries, mariages... Voix et corps exploités.
Questa nuova creazione di Bouchra Ouizguen si configura come un viaggio nella cultura Aïta attraverso la danza e la musica. Un omaggio a queste donne marocchine che sfuggendo al chiuso mondo delle tradizioni rurali del loro paese hanno coraggiosamente scelto di confrontarsi con l'arte.
Note coreografiche sul mio lavoro con le Aïta
Un'Aïta Nata un secolo fa un'Aïta avrebbe imparato molto giovane a cantare e a suonare uno strumento e nei circoli del potere di allora avrebbe vissuto in mezzo alle donne, come una geisha, ascoltata per la sua poesia, il suo canto, la sua arguzia, e ammirata per la sua bellezza. Un secolo più tardi le donne Aïta, la cui arte è ancora apprezzata dagli intenditori, sono diventate artiste del popolo.
Una figura Nella mia breve vita come danzatrice orientale le ho spesso incontrate che suonavano e danzavano in gruppo; ho sentito la nostra vicinanza e insieme la differenza tra i nostri modi di essere. Il pubblico, per la maggior parte maschile, parla con loro in modo volgare quasi come si rivolgesse a delle prostitute. Quello che c'è di toccante nella loro arte è la capacità di sdrammatizzare la vita, di cantarla nel suo profondo, ma anche di far ridere il pubblico e di creare fastidio con loro trivialità; queste donne mature sono come una figura violata della madre: gli uomini si lasciano provocare e le loro reazioni volgari sono lo specchio delle loro contraddizioni...
Il cammino verso la libertà del corpo Partire da loro, dai loro corpi, dalla loro storia, tentare di andare verso cammini sconosciuti, loro e miei, lasciarsi sorprendere. Esse mi guidano, io le guido, ci lasciamo portare verso un incontro che di volta in volta diventa più vitale. Il mio approccio è stato prima di tutto quello di convincerle a danzare con me qualcosa di diverso perché i loro corpi hanno delle possibilità straordinarie: a cinquant'anni si pensa che una donna non utilizzi più la sua sensualità per dire delle cose, in loro invece questo vocabolario non si è attenuato perché tutte le sere sono a esibirsi nei cabaret davanti a uomini che aspettano questa forma di eccitazione visiva ormai codificata. Quanto a me, nello studio della danza contemporanea, mi sono ritrovata a fare un lungo cammino: ho percorso migliaia di chilometri per imparare, quando in realtà, accanto a me, altre donne avrebbero potuto trasmettermi qualcosa che era già così evidente: il cammino verso la libertà del corpo.
Sul corpo e la voce... In questo lavoro o piuttosto in questo incontro umano, amoroso, amichevole, materno e immateriale, non ho esitazioni a liberarmi per ricostruire un altro luogo. Qui, con Naïma, Fatima e Hliouti, cerco... tento di percepire la storia di queste vite per far sbocciare voce e corpo. Questo mi porta all'improvviso nel vuoto assoluto, anche il riso. Un piccolo soffio di voce che trafigge la carne e l'essere, un piccolo tocco della mano, dell'anca, un colpo del bacino che ti smuove o ti ricorda che tu sei là, di fronte a un grido, a un gesto d'insofferenza: questa materia, così banale e così preziosa, è al contempo impalpabile e inattesa. Sono sorpresa e emozionata da loro: non è questo in fondo la danza?
Bouchra Ouizguen è nata nel 1980 a Ouarzazate (Marocco). Dal 1988 al 2002 partecipa a diversi stages con Bernardo Montet, Georges Appaix, Mathilde Monnier, Salia Sanou. Nel 2001 e 2002 viene selezionata per l "Atelier du monde" organizzato dall'AFAA e per il Festival Montpellier Danse. Nel 2002, con Taoufiq Izeddiou e Saïd Ait El Moumen, fonda la compagnia Anania, la prima compagnia marocchina di danza contemporanea. Nel 2004 segue la compagnia E.X.E.R.C.E. di Mathilde Monnier al Centre Chorégraphique di Montpellier, dove partecipa a Bocal/ Études di Boris Charmatz. Bouchra Ouizguen è autrice dei soli Ana Ounta e Mort et moi: il primo creato nel 2002 nell'ambito del progetto "Prière de regarder" sotto la direzione artistica di Mathilde Monnier (performance poi presentata all'Istituto Francese di Rabat nel quadro della programmazione del Festival Mawazine); il secondo, del 2004, realizzato presso l'Istituto Francese di Marrakech, è stato presentato al Centre Chorégraphique National de Tours e alla Fondation Cartier in occasione dell'evento "J'en rêve" nell'ottobre 2005. Mort et moi è stato anche presentato al Festival Montpellier Danse nel 2006. Nel 2004, con Taoufiq Izeddiou e Anania, ha organizzato l'"Atelier du Monde", momento di incontro per i coreografi del mondo arabo. Dal 2005 al 2008 ha partecipato all'organizzazione delle diverse edizioni dei Rencontres Chorégraphiques de Marrakech. Nel 2006, con Taoufiq Izeddiou, crea al Festival Montpellier Danse 06, il duo Déserts, désirs. A gennaio 2008 la sua creazione Aîta è presentata al festival Meeting Point 5 di Bruxelles dedicato alla creazione araba.
production 2009
Compagnie Anania / Marrakesh MADAME PLAZA
un projet chorégraphique de Bouchra Ouizguen
interprètes et musique: Fatima El Hanna, Fatima Aït Ben Hmad, Naïma Sahmoud, Bouchra Ouizguen "Ahat" Chanté et composé par Youssef El Mejjad lumières: Hamid Fardjad costumes: Nouredine Amir consultant production: Michel Laurent production: Compagnie Anania coproduction: Fabbrica Europa, Montpellier Danse soutiens à la production: Service de Coopération et d'Action Culturelle de l'Ambassade de France à Rabat ; Département Afrique et Caraïbes en créations de Culturesfrance - Ministère des Affaires étrangères soutien logistique: École Supérieure des Arts Visuels, Marrakech; Institut Français de Marrakech avec le soutien de Nuovi Mecenati, Nouveaux Mécènes - Fondation franco-italienne de soutien à la création contemporaine remerciements à l'Institut Français de Florence
Divas Aïcha, Naïma, Fatima, Hliouti, nostalgie, chant d'amour, fado, blues marocain. Voix et corps écorchés, mais toujours debout, généreux et joyeux ! Voix ayant accompagné beuveries, mariages... Voix et corps exploités.
Quelques notes de mon travail chorégraphique avec les Aïta
Une Aïta Née il y a un siècle une Aïta aurait appris très jeune à chanter et à jouer d'un instrument et dans les cercles de l'ancien pouvoir elle aurait vécue au milieu des femmes, comme une geisha, écoutée pour sa poésie, son chant, sa répartie et adulée pour sa beauté. Un siècle plus tard les femmes Aïta, dont l'art est encore apprécié des connaisseurs sont devenues des artistes du peuple.
Une figure Dans ma courte vie antérieure de danseuse orientale je les ai souvent croisées, jouant et dansant en groupe. Je ressentais notre proximité et la différence entre nos façons d'être. Le public, très majoritairement masculin, leur parle de manière vulgaire, à la limite des mots qu'on prononcent pour parler aux prostituées. Ce qu'elles ont de touchant dans leur art, c'est cette capacité à dédramatiser la vie, à la chanter au plus profond, à faire rire l'audience là où ça dérange ; cette trivialité assumée par ces femmes mûres sont comme une figure transgressée de la mère : les hommes s'y laissent entraîner et leurs réactions vulgaires sont à la hauteur de leurs contradictions...
Le chemin de la liberté du corps Partir d'elles, leurs corps, leur histoire, tenter d'aller vers des chemins inconnus d'elles et de moi, se laisser surprendre. Elles me guident, je les guide, on se laisse entraîner vers une rencontre qui devient de plus en plus vitale. Ma démarche a été tout d'abord de les convaincre de danser avec moi autre chose, car leurs corps ont des possibilités très étonnantes : par exemple, à cinquante ans il est admis qu'une femme n'utilise plus sa sensualité pour dire les choses, or chez elles ce vocabulaire n'a pas été gommé parce que tous les soirs elles sont dans des cabarets devant des hommes qui attendent cette excitation visuelle totalement codée. Quand à moi en danse contemporaine, je refais le chemin de l'apprentissage de la danse : je suis partie à des milliers de kilomètres pour apprendre, alors qu'à côté de moi d'autres femmes pouvaient me transmettre quelque chose de si évident : le chemin de la liberté du corps.
Du corps et de la voix... Dans ce travail ou plutôt dans cette rencontre humaine, amoureuse, amicale, maternelle, immatérielle je n'hésite pas à me détacher pour reconstruire un ailleurs. Ici avec Naïma, Fatima et Hliouti je cherche... je tente de percer l'histoire de ces vies pour faire éclore de la voix et du corps. Cela me met d'emblée dans le vide absolu, le rire aussi. Un petit rien de voix qui transperce la chair, l'être dans ce qu'il aime ou pas, un petit rien de main, de hanche, un coup de bassin qui te fait partir ou te rappeler que tu es là face à du cri, de la crispation, cette matière si bête et si précieuse est à la fois impalpable et inattendue. Je suis surprise, émue par elles, n'est ce pas cela la danse d'abord?
Bouchra Ouizguen Née en 1980 à Ouarzazate, après des études en France, Bouchra Ouizguen est soliste en danse orientale de 1995 a 2000 au Maroc, elle participe de 1998 à 2002 à de nombreux stages à Marrakech avec Bernardo Montet, Mathilde Monnier ... En 2002, elle créée le solo Ana Ounta, dans le cadre du projet "Prière de regarder" sous la direction artistique de Mathilde Monnier et elle est interprète dans Fina ken'ti de Taoufik Izeddiou. Toujours en 2002 elle crée avec Taoufiq Izeddiou et Saïd Ait El Moumen la compagnie Anania, et participe à l'élaboration de la formation de danse contemporaine Al Mokhtabar. En 2004 elle suit la formation E.X.E.R.C.E. initiée par Mathilde Monnier au Centre Chorégraphique National de Montpellier et enchaîne avec le projet Bocal / Etudes de Boris Charmatz. Une année plus tard elle crée Mort et moi, solo présenté à Marrakech, au Centre Chorégraphique National de Tours, à la Fondation Cartier dans l'évènement "J'en rêve" en octobre 2005 et en juin 2006 à Montpellier Danse. Depuis décembre 2005 elle co-organise les 3 premières éditions des Rencontres Chorégraphiques de Marrakech. En 2006 elle co-écrit le duo Déserts, désirs avec Taoufiq Izeddiou, créé au festival Montpellier Danse 06, tourné au Maroc et aux Rencontres Chorégraphiques de Seine- Saint Denis. L'année suivante elle crée le duo Aïta avec Naïma Sahmoud dans le cadre de Meeting Points 5 et elle est interprète dans Matter, dernière création de Julie Nioche.