European Comunity
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produzione 2007-2008

Fortebraccio Teatro
NNORD

di Roberto Latini
con Sebastian Barbalan, Paolo Carbone, Guido Feruglio, Fabiana Gabanini, Roberto Latini, Vinicio Marchioni, Marco Vergani
colonna sonora e aiuto regia: Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica: Max Mugnai
scena: Pierpaolo Fabrizio
drammaturgia e regia: Roberto Latini
produzione: Fortebraccio Teatro, Fondazione Pontedera Teatro
con la partecipazione e il sostegno del
Gruppo Libero Teatro San Martino
e in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi

Dopo Radiovisioni torniamo ai contenuti dell'oggetto spettacolo dal vivo, forti dell'indagine sulle modalità di rappresentazione che ha avuto negli studi sull'amplificazione i suoi snodi fondamentali: da Edipo all'incatenamento tecnologico di Ubu, passando per l'Amleto mascherato dalla propria dimensione metateatrale, sentiamo la necessità di tornare ad una scrittura scenica che abbia nella sua forma anche la sua grammatica.
In questi ultimi anni, con l'ultimo in particolare divenuto sorta di appendice ai precedenti tre, abbiamo voluto percorrere una strada che ci ha portato dall'amplificazione al motion capture.
Dopo Ubu Incatenato, echeggiato per forma e ulteriore approfondimento nel ciclo de Le Madonne, figure femminili della letteratura teatrale ritratte e ritrattate attraverso le possibilità del cosiddetto teatro aumentato (o espanso), miriamo ora alle possibilità sceniche di un teatro non mediato da soluzioni di riscrittura.
NNORD è uno spettacolo che dichiara nel titolo la volontà di portare in scena un concetto; in realtà, una "condizione": l'essere la parte a nord del mondo.

NNORD è dove viviamo, come. Quasi senza rendercene conto. Come siamo e in quanti modi, come diventiamo. Per piacere o per dispetto, per necessità o per scelta.
È il nostro "matrix" quotidiano, autoalimentato.
NNORD muove dallo stato delle cose. Apparente o reale. Dalla coscienza e dalla non-curanza.
Da un sentire che ne è testimonianza.
Come se gli appuntamenti che chiamiamo teatro fossero le pagine di un diario collettivo.
La scrittura diventa scenica solo come traduzione, sintesi, poetica.
A volte gusto, o comunque sensibilità espressa. Impressione, in verità.
Nessun testo di partenza, nessuna messa in scena.